Quando si pensa ai piatti tipici della Valtellina il pensiero (e anche l’acquolina!) corre subito a pizzoccheri, sciatt, chisciöi, manfrigole, polenta taragna…
Oltre a fantasticare sulle ricette proprie della tradizione valtellinese, vi siete mai chiesti quale elemento hanno in comune?
Vi lascio un piccolo indizio: una pianta erbacea dalle ottime proprietà nutrizionali che, come testimoniato in un atto relativo alle proprietà della famiglia Besta di Teglio in Valtellina, sembra essersi diffusa per la prima volta in Italia nella metà del XVI secolo con il nome di “formentone”.
Avete capito di “chi” sto parlando?
Beh dai, a questo punto la risposta ve la fornisco io: il diretto interessato è il grano saraceno!
Chicchi di grano saraceno
Campi di grano saraceno - ph ClickAlps
Il grano saraceno viene erroneamente e magari anche inconsapevolmente considerato un cereale alla pari di frumento, riso, orzo, segale... In realtà dal punto di vista botanico non appartiene alla famiglia delle Graminacee considerate i “veri” cereali, bensì alla famiglia delle Poligonacee, piante erbacee dicotiledoni che producono semi dalla cui macinazione si ottiene una farina da destinare a vari utilizzi alimentari. Se vogliamo essere proprio precisi dovremmo definirlo uno “pseudo-cereale”, termine sicuramente non botanico che però ci suggerisce la stretta somiglianza per modalità di coltivazione, caratteristiche compositive e morfologiche con i cereali “maggiori”.
Quali sono allora le proprietà che conferiscono un valore aggiunto a questo prodotto agroalimentare?
Oltre a essere una coltura con un passato strettamente legato alla Valtellina, il grano saraceno presenta diversi aspetti nutrizionali di interesse che lo rendono un prodotto degno di essere portato a tavola nella nostra quotidianità.
Da consumare sia sotto forma di chicco intero in minestre o zuppe di verdura sia sotto forma di farina per la preparazione di polenta, pizzoccheri o altri impasti dolci e/o salati, fornisce una buona quantità dei cosiddetti “carboidrati complessi”, “carburante” indispensabile per il funzionamento del nostro organismo.
Altri tratti peculiari? Scopriamone insieme qualcuno!
- Alto valore proteico
- Ottima fonte di fibra alimentare
- Gluten-free
- Miniera di micronutrienti e antiossidanti
Gnocchetti di grano saraceno conditi con una fonduta di Bitto, listarelle di bresaola, funghi porcini freschi, scaglie di Bitto e noci
Fare riposare l’impasto ottenuto per circa mezz’ora a temperatura ambiente. Trascorso il tempo, formare degli sfilatini del diametro di circa 1 cm e tagliarli in tanti piccoli gnocchetti.
Mettere sul fuoco una pentola di acqua salata e dall’inizio del bollore, far cuocere gli gnocchetti per 20 minuti circa.
Preparare nel frattempo il condimento: tagliare a listarelle sottili la bresaola, tritare le noci grossolanamente e ripassare in padella i funghi porcini con un filo di olio extravergine di oliva, un pizzico di sale e una spolverata di prezzemolo.
A cottura degli gnocchi quasi ultimata, far sciogliere in una padella il Bitto tagliato a pezzetti con 2-3 cucchiai di latte vaccino fino ad ottenere una fonduta.
Scolare gli gnocchi e versarli in padella amalgamandoli alla crema di Bitto ottenuta.
Servire nei piatti e guarnire con le listarelle di bresaola, i funghi porcini, le noci tritate, alcune scaglie di Bitto e una spolverata di prezzemolo.
foto di copertina: ClickAlps