Palazzo Salis a Tirano
Un patrimonio di straordinaria bellezza e fascino, pronto ad accogliervi con tutta la sua offerta
Costruito tra il 1630 e il 1703, il
Palazzo Salis a Tirano è certamente uno tra i più importanti della Valtellina. Si colloca come una delle mete culturali e turistiche più interessanti sul territorio ed è ideale per le scuole nonché per gli amanti di storia e architettura del XVII e XVIII secolo. Anche gli appassionati della natura, dello sport e dell’enogastronomia sono attratti dall’offerta, con la prospettiva di poter così completare un weekend o una settimana di vacanza. Non è necessaria alcuna prenotazione, il palazzo è aperto al pubblico dal 1° aprile al 31 ottobre ed è visitabile dal lunedì al sabato dalle 10 alle 17. Inoltre, vi è la possibilità di usufruire di audioguide che sono disponibili in sette lingue diverse, per godere di una completa autonomia. Senza alcuna limitazione ma con prenotazione obbligatoria, invece, è possibile organizzare visite per gruppi da 20 fino a 100 persone durante tutto l’arco dell’anno. Si tratta dell’unico palazzo nobiliare privato in provincia a offrire tutto ciò.
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Il Saloncello. (Photo credit: Alessandra Meniconzi)
La storia della famiglia
La famiglia Salis, di origine
svizzera, giocò un ruolo molto importante nella storia della Valtellina a partire dal 1630. Il ramo dei
Salis Zizers si insediò a Tirano, forte della protezione del Vescovo di Como, costruendo l’imponente palazzo di famiglia a partire da quattro palazzi nobiliari del 1500. Questa lunga e complessa storia proseguì come
Conti Sertoli Salis a partire dal XIX secolo, quando il Conte Ing. Ulisse Salis ebbe una sola figlia femmina di nome Rita. Sposata al patrizio sondriese Don Francesco Sertoli di Sondrio, mise al mondo a sua volta tre figli maschi a cui diede i nomi di Cesare, Piero e Ulisse. Il primogenito diventò il nuovo Conte, mentre il secondo è ricordato come il padre dello storico N.H. Dott. Renzo Sertoli Salis. Il più giovane, Ulisse, illuminato pioniere dei viaggi agli inizi del ‘900, lasciò in eredità alla famiglia quegli album che hanno dato vita alla mostra fotografica
I viaggi dello Zio Ulisse. Infine, dal Conte Cesare discesero in linea diretta Cesare Virgilio e Francesco, che oggi è l’attuale e principale proprietario del palazzo.
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La sala dal soffito policromo (Photo credit: Alessandra Meniconzi)
Il circuito museale
Il Palazzo Salis di Tirano ha aperto recentemente un percorso museale, la cui gestione è senza scopo di lucro ed appartiene al terzo settore RUNTS. Il circuito si snoda tra dieci sale, tutte decorate ed affrescate oltre che restaurate di recente. Permette di ammirare il cosiddetto
Saloncello, punto di incontro del potere politico in Valtellina nel XVII e XVIII secolo, e la
chiesetta barocca dedicata a San Carlo Borromeo. Quindi la
Corte dei cavalli, un’antica corte cinquecentesca attorno alla quale si affacciano tutte le sale, e il
Salone d’onore. Qui si può ammirare il magnifico soffitto eseguito dal pittore
G.A. Cucchi, autore anche delle decorazioni di
Palazzo Litta a
Milano e di
Palazzo Visconti a
Saronno. La visita include anche il prezioso
Giardino all’Italiana, una vera chicca all’interno del palazzo. Un luogo che non è per nulla comune in ambito alpino, ma anzi rappresenta una vera rarità dal momento che in tutta la Valtellina se ne contano solamente due.
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Il Giardino all'italiana (Photo credit: Alessandra Meniconzi)
Enogastronomia e ospitalità
La Valtellina non è soltanto natura e cultura ma anche enogastronomia, motivo per cui il team ha identificato alcune proposte e pacchetti per soddisfare gli amanti di questo binomio. Inoltre, per tutti coloro che volessero vivere una vacanza indimenticabile, dalla metà di giugno fino alla metà di ottobre Palazzo Salis offre anche ospitalità presso la
Dimora del Conte. Parliamo di uno splendido appartamento di charme con tre camere ricche di storia in una struttura originale di quasi cinque secoli. Le sue caratteristiche architettoniche sono rimaste intatte, con scale in pietra e pavimenti in pietra e cotto lombardo.
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Le decorazioni sul soffitto della sala dei Telamoni (Photo credit: Alessandra Meniconzi)