LA CICLABILE VALCHIAVENNA
Parto da Morbegno per raggiungere poco dopo Colico, punto di partenza di questo (ennesimo) viaggio, per il sottoscritto autore dell’articolo, il “solito” viaggio fuori e dentro, i cui limiti di uno, e dell’altro, sono sempre nuovi, sempre da riscrivere.Arrivo al crocevia tra Sentiero Valtellina e Ciclabile Valchiavenna
Arrivo con questo animo alla stazione di Colico Piano, con l’idea di passare una spensierata giornata di stacco, spingendo sui miei amati pedali, lungo la Ciclabile Valchiavenna.
Vi snocciolo qualche informazione e numero: la ciclabile in sé misura 33km, la variante che ho fatto io ne misura circa 10 in più; dopo vi spiegherò il perché, ma molto ha a che fare con l’evitare strade trafficate, strade percorse dalle auto e veicoli in genere, e di stare in mezzo alla natura il più possibile. Essa percorre la Valchiavenna ed è stata resa possibile, la sua realizzazione, grazie al contributo fondamentale della Comunità Montana. Il percorso si snoda in Valchiavenna con vari fondi, prevalentemente asfalto, con qualche facile tratto sterrato. La pendenza media del persorso è di circa il 5%, con tratti massimi del 10% circa. Il dislivello positivo totale è di circa 500 metri, anche se mi sono sembrati di più (si parte dai 200 metri sul livello del mare di Colico Piano e si arriva alla Dogana Svizzera, che è posta a 697 metri).
Il percorso è adatto a tutti, con quasi tutti i tipi di biciclette (qualche tratto in bici da corsa deve essere percorso con attenzione, stesso avviso per le famiglie, magari con bambini al seguito).
A proposito di biciclette, questa è stata la mia fedele cavalcatura:
Dicevo, scendo dal treno e mi dirigo verso nord, percorrendo brevemente la Via Nazionale, svolto in Via alle Torri con un sottopassaggio, verso la punta del lago di Como, tramite la via al Forte di Fuentes, più precisamente verso la spiaggia Ontano.
Riemergo dalla natura presso Fabbricheta, un piccolo agglomerato di case e piccole realtà agricole, dove un cane mi costringe a fermarmi: aveva bisogno di un po' di coccole, semplicemente!
Dopo, arrivare al Ponte del Passo è un attimo. Un lungo rettilineo (SP4), fiancheggiato da una ciclabile, mi porta a svoltare sulla ciclabile della Valchiavenna, da Dubino, che qui fiancheggia, da un lato, il lago di Novate, e dall’altro la strada delle auto.
Il mio bisogno di Natura, tuttavia, mi porta a fare un’altra “allungatoia”, tagliando di fatto la ciclabile di fianco al rettilineo, passando da una bella strada sterrata:
Ripartendo, passando un paio di gallerie, lo scenario cambia eccome: ora ci ritroviamo alla foce del fiume Mera, corso d’acqua che ci accompagnerà fino, di fatto, al confine svizzero.
Inoltre, la strada si alterna dall’essere sopra, o sotto, l’argine del fiume: ottimo, nel primo caso, e in (raro) caso di vento a favore, per poter sfruttare le doti velocistiche di Fenice (quando non si costituisce pericolo per gli altri utenti della ciclabile, naturalmente).
Qui inizia uno dei tratti più caratteristici, e impegnativi: una salita con fondo di mattoni, piuttosto impegnativa per la mia bici e, sopratutto per il sottoscritto. Metto la prima marcia, la ruota motrice slitta, fine della salita: scendo a spingere per poco, questa volta vince la salita! (spoiler: succederà un’altra volta almeno, in questo racconto)
Non ho fotografie mie, utilizzo quelle di www.saltainsella.it a cui vanno tutti i diritti, fidatevi che rendono bene le pendenze:
Passato questo bellissimo ponte panoramico sul Mera si segue la ciclabile che, tra saliscendi, cambi di paesaggio, ponti e cambi di fondo...
Il sentiero ci porta a uscire dalla località Borgonuovo, dove anche il sito archeologico di Belfort vale una visita. Per evitare di andare sulla trafficata SS37, decido di puntare verso le montagne che ho a destra: preferisco sempre un po' di salita, fatta anche a spinta, piuttosto al traffico! Difatti, dopo un tratto di saliscendi dolci, arriva il secondo strappo importante della giornata
Gli scenari aiutano un sacco: l’arrivo a Villa di Chiavenna è anticipato da vari lavori sul letto del Mera, che precedono lo sbarramento dell’omonima diga a cui arrivo, stranamente, con una veloce discesa. Sicuramente la pagherò al ritorno!
Ormai però sono arrivato, dopo qualche altro cambio di direzione e saliscendi, alla tanto agognata Dogana Svizzera: obbligatoria la foto di rito!
Per il ritorno ho ricalcato, grossomodo, la strada dell’andata. Naturalmente, con medie velocistiche iniziali molto più alte (le biciclette reclinate hanno vantaggi aerodinamici superiori rispetto a quelle tradizionali, anche quelle “turistiche” come la mia).
Come consigli, quelli soliti dei viaggi in giornata: portarsi una antivento, un capo più caldo leggero, rifornirsi di acqua e tenersi idratati (in una giornata non caldissima, come allora, con massimi 32 gradi, ho consumato qualcosa come 4,5 litri d’acqua) nonché, tenersi alimentati bene. Di solito, inoltre, ho sempre un utensile multiuso per le riparazioni di emergenze, compreso kit antiforature.
Per il resto, consiglio davvero di percorrere questa bella ciclabile, quasi tutta usufruibile con tutte le bici. Sconsigliate le bici da corsa nei tratti più “sterrati”, fuoristrada, con pavé o simili: con le gomme sottili tipiche di quelle biciclette, le forature sarebbero dietro l’angolo.
Buone pedalate a tutti!
Lorenzo Cazzola