Parco Nazionale
dello Stelvio in Lombardia

Sentiero ad anello sulle tracce della Grande Guerra

Due itinerari storici in alta quota nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio



Tra i 16 itinerari multimediali visti nell’articolo precedente (clicca qui per vedere l'articolo), due sono tra loro collegati, l’itinerario PNS01 che parte dal Passo dello Stelvio e arriva al Monte Scorluzzo e l’itinerario PNS02, che parte dal terzo tornante sopra la quarta cantoniera dello Stelvio e arriva al Filon dei Mot. Il percorso di collegamento tra questi due itinerari attraversa quella che era la terra di nessuno compresa le linee austriaca e italiana. Oggi questo giro è effettuabile ad anello con partenza e arrivo al Passo dello Stelvio.
  • Panorama dal Filon dei Mot - Ph. Elio Della Ferrera

Il Passo dello Stelvio è raggiungibile con la strada storica inaugurata nel 1825 e costruita su progetto dell’ingegner Carlo Donegani per collegare due parti dell’Impero austriaco: il regno Lombardo-Veneto e il Tirolo. Successivamente alle Guerre d’Indipendenza, dal 12 luglio 1859, il Passo divenne valico di confine tra Regno d’Italia e Impero austro-ungarico, e così resterà fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Prima dell’inizio del conflitto, era occupato militarmente sia da soldati italiani sia da soldati austriaci, ma poche ore prima dell’inizio delle ostilità, per un errore strategico, il contingente italiano ricevette l’ordine di tornare a valle poiché non erano stati predisposti né ricoveri né vie di approvvigionamento.

Il Passo venne quindi presidiato esclusivamente dagli imperiali, che si impegnarono a costruire importanti postazioni di artiglieria poco sopra di esso. La più grande conquista austriaca in questo territorio, successivamente al ritiro del battaglione alpini di Tirano nei primi giorni di giugno del 1915, fu, però, la sommità del Monte Scorluzzo (3094 m) e della cresta fino alla Nagler-Sptize (Punta del Naso). Giungere sulla cima oggi non è certo un’impresa e il panorama, da lassù, è maestoso. Dalla vetta si intuisce facilmente l’importanza di questa montagna per le strategie militari del tempo: da qui era infatti possibile controllare completamente il valico e tutta l’alta valle del Braulio, ove erano situati i primi avamposti italiani. In cima il nostro sguardo può spaziare dal massiccio dell’Ortles – Cevedale fino al Pizzo Bernina. Basta poco sforzo per immedesimarsi nelle sensazioni che provava un soldato.
  • Cresta Scorluzzo Filon dei Mot - Ph. Elio Della Ferrera

Dalla sommità del monte, attraversando qualche passaggio che richiede una certa dose di attenzione, si scende attraversando la terra di mezzo esposta al tiro diretto sia austriaco sia italiano. In breve si arriva all’ultimo avamposto italiano sulla cresta del Filon dei Mot . L’itinerario multimediale numero due, in questo caso, verrà percorso a ritroso, sempre accompagnati dall’importanza della profonda narrazione di Giuseppe Cederna. Attraverso un comodo crinale si raggiunge l’evocativo Villaggio Militare del Filon dei Mot. Il villaggio viene anche definito la piccola Machu Picchu della Valtellina, sia per la vaga somiglianza sia per la non meno grande suggestione del famoso sito sudamericano. A regime, questo importante villaggio, situato a 2932 metri di altitudine, poteva ospitare fino a 250 soldati italiani. Continuando la discesa verso i Piani di Scorluzzo, si raggiungono le Rese Basse. Qui era insediato un altro villaggio militare italiano, che ancora conserva un’importantissima postazione d’artiglieria in caverna dominante sulla cresta dell’Umbrail e sull’Alta Valle del Braulio fino al Passo dello Stelvio. Da qui si risale al valico chiudendo così questo itinerario ad anello di grande fascino.
  • Panorama dal Filon dei Mot - Ph. Elio Della Ferrera

Poco prima della cima dello Scorluzzo, nel 2017, è stata ritrovata una baracca austroungarica completamente occlusa dal ghiaccio, che stava iniziando a sciogliersi per via dei cambiamenti climatici in atto, rischiando di compromettere la struttura della baracca che si era perfettamente conservata per più di cento anni. La baracca è stata quindi studiata da un gruppo di ricerca interdisciplinare e prelevata per essere in futuro musealizzata all’interno del futuro museo di caserma Pedranzini, in centro a Bormio.
  • Monte Scorluzzo - Ph. Elio Della Ferrera

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