La coltivazione del grano saraceno in Valtellina

Un tuffo nel passato fino ai giorni nostri per riscoprire la storia del grano saraceno in Valtellina



Le origini del grano saraceno

Il grano saraceno ha origini antichissime. La sua provenienza è stata localizzata nella Cina sud-occidentale, nel nord-ovest della provincia dello Yunnan. Da questi territori si è propagato in coltura nella Cina, pare già tra il I-II secolo a.C.. In Occidente è giunto non prima del Medio Evo.
In particolare, sul territorio valtellinese la prima testimonianza scritta risale al 1616, anno in cui Giovanni Guler Von Weinech, governatore grigionese della Valle dell’Adda, stila una relazione sui principali prodotti della cosiddetta valle nel Terziere di Mezzo.

“…questa regione produce altresì granaglie e legumi d’ogni sorta: frumento, segale, orzo, avena, piselli, fave, lenticchie, miglio, finocchio e il grano saraceno ..”.

Nel corso del Settecento il grano saraceno inizia ad essere utilizzato anche nei piatti tradizionali valtellinesi. Le gustose portate assomigliano sempre più a quelle odierne, attraverso la preparazione di polente più sostanziose e soprattutto della pietanza simbolo della cucina valtellinese: ipizzoccheri di Teglio”, tagliatelle di saraceno, condite con burro, formaggio locale detto casera e l’aggiunta di verdure di stagione (verza, o bietole, o "cornetti”).

A partire dall’inizio dell’Ottocento, con il diffondersi in coltura della patata, il piatto di pizzoccheri si arricchisce di questo tubero, che è arrivato in Valle abbastanza tardivamente.
  • Pizzoccheri

Il grano saraceno predilige le zone montane

Questa pianta erbacea per quasi cinque secoli ha rappresentato una fonte di sostentamento per le popolazioni montane delle Alpi e, in misura minore, degli Appennini.
La sua diffusione nelle zone montane è data dalla sua adattabilità ai terreni magri, all’altitudine e ai climi freschi.
La Valtellina è quindi l'habitat ideale per la coltura di questo grano.
Grano Saraceno - Photo credits: Livio Piatta
Grano Saraceno, Photo credits: Livio Piatta

Il grano saraceno oggi in Valtellina

La comunità valtellinese e, in particolare quella di Teglio, ha mantenuto un rapporto elettivo con il grano saraceno, ingrediente principale per la preparazione dei piatti tipici locali: pizzoccheri (i cui ingredienti sono stati presentati nel primo paragrafo), polenta taragna, sciatt e chisciöi.
Attualmente la produzione locale di saraceno ha registrato un interessante incremento: dai circa 3 ettari di superficie coltivata di un decennio fa si è passati ai circa 20 ettari attuali. Questo è stato reso possibile grazie a piccole aziende agricole, sensibili alla cura del territorio, e che hanno a cuore il caratteristico paesaggio dato dalla coltura del grano saraceno. Il loro obiettivo è quello di mantenere le sementi autoctone per evitare la perdita di un’importante biodiversità.
Il grano saraceno in fiore - Photo credits: Livio Piatta
Covoni di spighe di grano saraceno
Fase di battitura del grano saraceno
Battitura del grano saraceno - località Teglio

L’Associazione per la coltura del grano saraceno di Teglio e dei cereali alpini tradizionali

L’Associazione si è costituita nel 2008, riunendo quei coltivatori che tenacemente hanno mantenuto sementi e pratiche colturali, tipiche della produzione cerealicola valtellinese di montagna.
Essa è nata con lo scopo di sostenere, salvaguardare e incrementare la produzione di grano saraceno autoctono e degli altri grani caratteristici locali e, contemporaneamente, di far conoscere la storia della comunità rurale del passato e la realtà produttiva del presente.
  • Grano Saraceno - Photo credits: Livio Piatta.

L’Associazione promuove inoltre studi di approfondimento partecipando a progetti per la caratterizzazione delle cultivar tradizionali locali e svolge ricerche storiche per ampliare il patrimonio di conoscenze etnografiche della comunità di Teglio.
A tal fine l’Amministrazione comunale ha affidato in convenzione all’Associazione la gestione dell'Antico Mulino Menaglio, situato a Teglio, in località Mulini di S.Rocco. Questo mulino oltre alla normale attività molitoria dimostrativa, ospita degli spazi espositivi su due livelli che mostrano un’importante raccolta di materiale documentario: i grani caratteristici locali, gli antichi attrezzi dell’attività agricola e alcune ricette storiche legate alla tradizione alimentari della comunità di Teglio.
  • Mulino Menaglio - Teglio
  • Mulino Menaglio Teglio
  • L'interno del mulino
  • Mulino Menaglio a Teglio

Così l’antico mulino ad acqua, chiamato anche mulin del Menaìn, è tornato a far girare la ruota nel 2012, dopo la cessazione del’attività molitoria di generazioni di mugnai della famiglia Menaglio, svolgendo da un lato una funzione di supporto all’attività didattica dell’Associazione e dall’altro la macinazione di piccole partite di grani destinate all’autoconsumo dei piccoli produttori.
L’Associazione programma diverse iniziative per coinvolgere residenti, turisti, gruppi e scolaresche, offrendo visite guidate, laboratori ed escursioni per la conoscenza delle tipiche coltivazioni, in un’ottica di gestione responsabile e sostenibile per il mantenimento di importanti agro-biodiversità da conservare nel territorio.

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