Sono nata a Tirano, cresciuta a due passi dalla stazione del Trenino del Bernina e sfoggio ancora sulle ginocchia le cicatrici di quando, con la ruota della prima bicicletta, mi sono infilata tra i binari dalle parti della Basilica di Tirano. Un segno del destino? Quel che posso affermare con certezza è che la mia è una vita nel segno del rosso. Rosso Bernina, per l'esattezza.
Mi rivedo, bambina, a guardare i treni in partenza e arrivo alla stazione di Tirano: il Trenino del Bernina, il "bruco rosso squillante aspetta sornione sui binari". Così lo descrive Paolo Rumiz. La stazione della Ferrovia Retica è un piccolo microcosmo di viaggiatori che vengono da tutto il mondo, a pochi passi eppure diversa dalla stazione della ferrovia italiana. È li che ho provato per la prima volta il fascino di una babele di lingue diverse che mi avrebbe fatto scegliere lo studio delle lingue straniere e la specializzazione in germanistica.
Durante gli anni dell’università a Milano tornavo in Valtellina ogni volta che potevo e quando mi raggiungeva qualcuno dei compagni di studi per il weekend la prima escursione era il viaggio sul Trenino Rosso. Durante la salita raccontavo ai miei amici di un progetto visionario di ingegneria pioneristica, mostravo i cambi di direzione del treno dentro le gallerie elicoidali, descrivevo monti e paesaggi che scorrevano fuori dai finestrini. La meta finale del viaggio, St. Moritz, in realtà non mi interessava. Preferivo scendere a Pontresina e inoltrarmi lungo Val Rosegg o inerpicarmi fino a Muottas Muragl e da lì raggiungere la Capanna Segantini. Avevo già deciso che per me il viaggio era di per sé la meta. A St. Moritz ci andavo per visitare il Museo Segantini e stordirmi di bellezza seduta nella cupola davanti al trittico della natura o per camminare per ore lungo i laghi, spingendomi fino a Sils o al Passo del Maloja.
L'entrata nell’Unesco ha letteralmente cambiato la vita di Tirano e dei suoi dintorni. Oggi, a 10 anni dal riconoscimento, la trasformazione di Tirano è sotto gli occhi di tutti, ma 10 anni fa forse non tutti avevano intuito le potenzialità legate all’Unesco. Per passione ho preso il patentino di guida e accompagnatore turistico e fatto gli esami da sommelier e, insieme a mio marito Claudio, ho aperto l’agenzia turistica di famiglia in uno storico edificio in centro storico, che a partire dal 2017 avrebbe ospitato al secondo piano anche il nostro b&b “Le Stanze del trenino Rosso”.
Aprire una foresteria è un po’ come fare un viaggio al contrario: ti porta il mondo dentro casa. A volte ci stupiamo di ritrovarci a fare colazione con ospiti di 4-5 nazioni diverse intorno al grande tavolo di legno firmato Lago, che abbiamo scelto perché ci ricordava lo Stammtisch dei rifugi della vicina Svizzera dove trascorriamo le serate durante le escursioni in montagna.
Se ho ancora sogni nel cassetto? Mi piacerebbe che il nostro progetto aggregasse altri operatori intorno a noi, in una sorta di albergo diffuso capace di valorizzare il bellissimo centro storico di Tirano ma soprattutto di creare posti di lavoro per i giovani della zona. Chissà, forse un giorno aggiungeremo anche questo tassello.
Foto di copertina Ivan Previsdomini