Lorenzo Cazzola

La Ciclabile Valchiavenna

La mia esperienza a due ruote in Valchiavenna



LA CICLABILE VALCHIAVENNA

Parto da Morbegno per raggiungere poco dopo Colico, punto di partenza di questo (ennesimo) viaggio, per il sottoscritto autore dell’articolo, il “solito” viaggio fuori e dentro, i cui limiti di uno, e dell’altro, sono sempre nuovi, sempre da riscrivere.

Arrivo al crocevia tra Sentiero Valtellina e Ciclabile Valchiavenna

Arrivo con questo animo alla stazione di Colico Piano, con l’idea di passare una spensierata giornata di stacco, spingendo sui miei amati pedali, lungo la Ciclabile Valchiavenna.

Vi snocciolo qualche informazione e numero: la ciclabile in sé misura 33km, la variante che ho fatto io ne misura circa 10 in più; dopo vi spiegherò il perché, ma molto ha a che fare con l’evitare strade trafficate, strade percorse dalle auto e veicoli in genere, e di stare in mezzo alla natura il più possibile. Essa percorre la Valchiavenna ed è stata resa possibile, la sua realizzazione, grazie al contributo fondamentale della Comunità Montana. Il percorso si snoda in Valchiavenna con vari fondi, prevalentemente asfalto, con qualche facile tratto sterrato. La pendenza media del persorso è di circa il 5%, con tratti massimi del 10% circa. Il dislivello positivo totale è di circa 500 metri, anche se mi sono sembrati di più (si parte dai 200 metri sul livello del mare di Colico Piano e si arriva alla Dogana Svizzera, che è posta a 697 metri).
Il percorso è adatto a tutti, con quasi tutti i tipi di biciclette (qualche tratto in bici da corsa deve essere percorso con attenzione, stesso avviso per le famiglie, magari con bambini al seguito).

A proposito di biciclette, questa è stata la mia fedele cavalcatura:
  • La mia bici Fenice

Lei è Fenice, è una bicicletta di tipo reclinato, costruita con l’enorme aiuto di mio fratello Fabrizio; sono biciclette che hanno ottime doti per i viaggi, per l’aerodinamica e, sopratutto, la comodità. La scelta perfetta per oggi!
Dicevo, scendo dal treno e mi dirigo verso nord, percorrendo brevemente la Via Nazionale, svolto in Via alle Torri con un sottopassaggio, verso la punta del lago di Como, tramite la via al Forte di Fuentes, più precisamente verso la spiaggia Ontano.
  • La spiaggetta

Una volta raggiunta la spiaggia, svolto verso l’estuario dell’Adda, tramite una semplice sterrata di ghiaia compatta del Sentiero Valtellina. Questa bici và piuttosto bene anche su questa semplice sterrata, io sono fresco e posso ammirare, alla mia destra, il colle dove si erge il Forte di Fuentes, testimonianza dell’antico dominio Spagnolo. Sulla sinistra ho il fiume Adda che scorre, placido in questo tratto, e davanti il primo bivio: il ponte di Fuentes, dove parte la Ciclabile. In realtà io preferisco sempre “perdermi” tra i dedali della Riserva del Pian di Spagna, e anche questa volta vengo premiato: avvisto due lepri e svariati tipi di volatili, per mia grande gioia!
Riemergo dalla natura presso Fabbricheta, un piccolo agglomerato di case e piccole realtà agricole, dove un cane mi costringe a fermarmi: aveva bisogno di un po' di coccole, semplicemente!
Dopo, arrivare al Ponte del Passo è un attimo. Un lungo rettilineo (SP4), fiancheggiato da una ciclabile, mi porta a svoltare sulla ciclabile della Valchiavenna, da Dubino, che qui fiancheggia, da un lato, il lago di Novate, e dall’altro la strada delle auto.
Il mio bisogno di Natura, tuttavia, mi porta a fare un’altra “allungatoia”, tagliando di fatto la ciclabile di fianco al rettilineo, passando da una bella strada sterrata:

Il percorso si snoda, piacevolmente, scorrevole fino ad arrivare al lungolago di Verceia, per poi proseguire verso Novate Mezzola. Prima che inizino ad esserci le prime salitine, i primi saliscendi molto semplici, urge integrare gli zuccheri: con una brevissima deviazione a Verceia mi fermo al “Bar Val di Rat” per un canonico cappuccino e brioches; consigliatissimo!
Ripartendo, passando un paio di gallerie, lo scenario cambia eccome: ora ci ritroviamo alla foce del fiume Mera, corso d’acqua che ci accompagnerà fino, di fatto, al confine svizzero.

Da qui la strada può essere promiscua: in alcuni tratti possono arrivare altri utenti della strada, come auto, moto o trattori. Ma sono sempre stati molto civili nei miei confronti.
Inoltre, la strada si alterna dall’essere sopra, o sotto, l’argine del fiume: ottimo, nel primo caso, e in (raro) caso di vento a favore, per poter sfruttare le doti velocistiche di Fenice (quando non si costituisce pericolo per gli altri utenti della ciclabile, naturalmente).

Si passa così, velocemente (in caso di vento favorevole…) le località di Era, Samolaco, San Pietro quando, a un attraversamento, nei pressi di Gordona, il fiume Mera si incrocia con il fiume Liro. Qua si può decidere se andare verso il centro di Gordona, dritto, o prendere una nuova ciclabile, in mezzo alla natura… vi lascio una foto, per aiutarvi nella decisione

Ormai Chiavenna, passata Prata Camportaccio, è alle porte anzi, non faccio in tempo a lasciarmi alle spalle Prata, che entro in Chiavenna. Seguo le indicazioni per la ciclabile, e apprezzo molto il fatto che le indicazioni portino ad attraversare il bel centro storico della città: ammiro i Palazzi Pestalozzi e Salis, la piazza Castello, e proseguo per la via Maurizio Quadrio, che si trasforma sia in Via Poiatengo, sia in una suggestiva strada scavata tra roccia e mura delle abitazioni circostanti, con un fondo di pavé: nessun problema per Fenice, che mi coccola con il suo ammortizzatore posteriore, una buona imbottitura del sedile e delle gomme cicciotte che non starebbero male neanche su una mountain bike. Ora è un momento molto toccante: si passa dal luogo del martirio di Suor Maria Laura Mainetti, beatificata il 6 Giugno 2021. Lascio a voi, cari lettori, l’eventuale approfondimento della sua storia: per me è stato molto toccante passarci, non è che la conoscessi, ma ricordavo la sua vicenda anni fa, quando successero le vicende che la coinvolsero.
Qui inizia uno dei tratti più caratteristici, e impegnativi: una salita con fondo di mattoni, piuttosto impegnativa per la mia bici e, sopratutto per il sottoscritto. Metto la prima marcia, la ruota motrice slitta, fine della salita: scendo a spingere per poco, questa volta vince la salita! (spoiler: succederà un’altra volta almeno, in questo racconto)
Non ho fotografie mie, utilizzo quelle di www.saltainsella.it a cui vanno tutti i diritti, fidatevi che rendono bene le pendenze:

Questa, invece, è mia:

Passata questa salita, il percorso, che varia tra ciottolato, lastroni e cemento, ci fa passare a fianco svariati crotti (piccole costruzioni in pietra viva sorte attorno a cavità naturali, entro le quali soffiano correnti d’aria che mantengono la temperatura interna costante intorno agli 8°C, creando le condizioni ideali per la conservazione e maturazione di vino, salumi e formaggio) e ad attraversare un ponte per arrivare proprio in corrispondenza della pasticceria "Biscotti di Prosto".

Chissà, un po' di burro potrebbe proprio volermici, in questa particolare circostanza…
Passato questo bellissimo ponte panoramico sul Mera si segue la ciclabile che, tra saliscendi, cambi di paesaggio, ponti e cambi di fondo...

ci porta a uno dei punti più belli e significativi di tutto il viaggio: le cascate dell’Acquafraggia di Piuro!

Le famose cascate, menzionate addirittura dal nostro Leonardo Da Vinci nel suo “codice Atlantico”, valgono davvero una visita; la deviazione è di neanche un km e, visto che siamo in bicicletta, non dovremmo neanche pagare il parcheggio per visitarle!
Il sentiero ci porta a uscire dalla località Borgonuovo, dove anche il sito archeologico di Belfort vale una visita. Per evitare di andare sulla trafficata SS37, decido di puntare verso le montagne che ho a destra: preferisco sempre un po' di salita, fatta anche a spinta, piuttosto al traffico! Difatti, dopo un tratto di saliscendi dolci, arriva il secondo strappo importante della giornata

dove, come prima, spingo per un breve tratto la mia fidata bicicletta. Dopo ricomincio a pedalare e, in breve, arrivo a un incrocio, poco dopo aver passato la bella chiesa di San Martino – Aurogo, Piuro. Invece di andare sul ponte, a sinistra, seguo la salita (ancora!) che mi porta in Via dei Quartini da cui, però, esco subito sulla sinistra, per prendere un altro ponticello, poco più in basso. Da qui la ciclabile arriva un po' più vicina alla Statale, senza intersecarla, sfilando tra essa e il Mera.

Ormai ci sono quasi… tuttavia, le gambe quest’oggi mancano tragicamente all’appello, novelle studenti delle superiori che saltano la scuola. Oggi è tutto cuore e testa: mettersi in testa un obiettivo e andare avanti per perseguirlo!
Gli scenari aiutano un sacco: l’arrivo a Villa di Chiavenna è anticipato da vari lavori sul letto del Mera, che precedono lo sbarramento dell’omonima diga a cui arrivo, stranamente, con una veloce discesa. Sicuramente la pagherò al ritorno!
Ormai però sono arrivato, dopo qualche altro cambio di direzione e saliscendi, alla tanto agognata Dogana Svizzera: obbligatoria la foto di rito!

Dopo essermi un attimo ripreso, punto i pedali verso Ovest per neanche un km, mi aspetta una meritata sosta pranzo presso il Crotto Ghiggi, per una meritata sosta!
Per il ritorno ho ricalcato, grossomodo, la strada dell’andata. Naturalmente, con medie velocistiche iniziali molto più alte (le biciclette reclinate hanno vantaggi aerodinamici superiori rispetto a quelle tradizionali, anche quelle “turistiche” come la mia).
Come consigli, quelli soliti dei viaggi in giornata: portarsi una antivento, un capo più caldo leggero, rifornirsi di acqua e tenersi idratati (in una giornata non caldissima, come allora, con massimi 32 gradi, ho consumato qualcosa come 4,5 litri d’acqua) nonché, tenersi alimentati bene. Di solito, inoltre, ho sempre un utensile multiuso per le riparazioni di emergenze, compreso kit antiforature.
Per il resto, consiglio davvero di percorrere questa bella ciclabile, quasi tutta usufruibile con tutte le bici. Sconsigliate le bici da corsa nei tratti più “sterrati”, fuoristrada, con pavé o simili: con le gomme sottili tipiche di quelle biciclette, le forature sarebbero dietro l’angolo.

Buone pedalate a tutti!
Lorenzo Cazzola

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